IL RISCHIO È IL MIO MESTIERE

Il rischio viene inteso solo in senso negativo, la possibilità di perdere o fallire, ma in finanza il concetto di rischio è anche positivo, perché c’è anche la possibilità di avere successo. La mia storia

Spesso leggo storie di persone che si sono messe in gioco, amici, conoscenti, che hanno incrociato la mia strada in qualche modo, e che vantano una “propensione al rischio”, nel linguaggio economico – finanziario.

Persone che hanno cambiato lavoro, si sono messe in proprio, hanno cambiato paese, si sono reinventate, hanno iniziato da zero e hanno avuto successo, tutte con il comune denominatore del seguire la propria passione, rischiando, e che hanno capito presto o tardi quali fossero i propri talenti e potenzialità.

Dove il talento è qualcosa che ci viene facile fare e che ci rende felici, per cui proviamo una passione tale per cui lo faremmo anche senza essere pagati.

Sono storie di persone comuni, non di milionari (per ora almeno!). Ma sono allo stesso modo straordinarie perché seguire i propri sogni e passioni è coraggioso.

Nel mio piccolo, anche io mi sono messa in gioco, questa è la mia storia.

In che senso “rischio”?

Il concetto di rischio è costante nella mia vita. Fino a tre mesi fa lavoravo nel Risk Management di una Società di Gestione del Risparmio, quindi il rischio era il mio mestiere.

E lo è tuttora, nel mio piccolo, visto che mi sono messa in proprio con un lavoro che mi fa prendere una strada nuova e molto diversa, per seguire la mia passione e perché, ebbene sì, è rischioso.

Di solito il rischio viene inteso solo in senso negativo, la possibilità di perdere o fallire, ma in finanza il concetto di rischio è anche positivo, perché c’è anche la possibilità di avere successo! D’altra parte il teorema rischio-rendimento recitaad un maggior rischio corrisponde un maggior guadagno”.

E no, mi spiace, non esistono investimenti con rischio nullo, perché è rischioso anche tenere i soldi sotto al materasso (c’è la svalutazione, ricordi?) o a continuare ad andare avanti nella vita senza darsi degli obiettivi.

Questa è la mia storia, ci metto la faccia, anche se la mia storia finisce con un inizio…

Dalla finanza al coaching

In me sono sempre convissute due anime, due polarità: la passione per i numeri (ero brava in matematica e mi riusciva semplice, ok odiatemi!) e la mia tendenza all’introspezione, all’amore per la lettura, la riflessione.

Avevo scelto ragioneria perché volevo lavorare in banca, non chiedetemi perché avessi questa aspirazione, non lo ricordo. Credo di essere stata l’unica che all’esame di maturità ha portato come materie a piacere Tecnica bancaria (imperterrita!) e Italiano, scegliendo Pirandello, che adoro tuttora.

Con una certa lungimiranza, mi sono iscritta a Scienze Economiche e Bancarie a Siena. Il che ha determinato due cose:

•l’abbandono della Sardegna a 19 anni, il giorno del mio compleanno, con un po’ di sana incoscienza ma per cui ringrazio tanto. E il conseguente ritiro da parte di mio padre dell’immaginario passaporto sardo, visto che per lui ora sono continentale.

•L’evidenza che le mie due anime iniziavano a cozzare l’un l’altra.

Ci ho messo un po’ a laurearmi, perché comunque ero sempre combattuta chiedendomi se era la strada giusta per me, ma alla fine, avendo deciso, ho raggiunto il mio obiettivo.

Il passo successivo? Si sa che “sbagliare” è umano ma perseverare è diabolico, mi sono trasferita a Milano nel 2003 per seguire un master in Risk management per gli intermediari finanziari, perseguendo la strada della banca e della finanza.

Ho trovato lavoro proprio nel Risk Management di una Società di Gestione del Risparmio, dove sono stata per 11 anni.

Nel 2011, nel bel mezzo di un percorso interiore iniziato alla ricerca della vera me stessa, incontro il coaching offrendomi per fare da “cavia” a Elisabetta che allora stava facendo un corso per certificarsi come coach professionista.

Grazie ad un percorso come coachee, lavorando su obiettivi relativi alla mia professione, ho iniziato un viaggio di riscoperta di me stessa, delle mie capacità e risorse, e ho focalizzato meglio i miei desideri e attitudini.

Ho messo così il primo seme per iniziare a dare risposta alle mie domande e ad ascoltare l’altra parte di me stessa (quella riflessiva) e a chiedermi quali fossero i miei altri talenti finora non sfruttati.

Questa riflessione mi ha portato ad iscrivermi al corso per diventare una coach professionista, dando inizio a 3 anni in cui ho portato avanti entrambi i miei lavori, con molta fatica, e la mia tendenza si è spostata sempre più verso il mio essere coach, aiutandomi ad esprimere finalmente la mia naturale attitudine ad essere “umanamente curiosa” e ad allenare quella parte di me aperta all’ascolto e all’accoglienza.

Dopo un percorso un po’ travagliato, fatto di valutazioni, domande, riflessioni, ascolto di me stessa e anche di calcoli economici (la tendenza non si cambia mai del tutto), mi sono dimessa a dicembre 2015.

Da poco più di tre mesi sono una coach al 100% e mi sto sperimentando nel trovare un nuovo equilibrio, testando le gioie e i dolori di essere libera professionista.

Certo la storia non termina con una fine da milionaria, in realtà termina con un inizio, di una nuova avventura.

È un po’ presto per fare bilanci, ma il mio successo, il significato che ha per me questa parola, sta proprio nel fare un lavoro che amo e che mi appassiona al 100%. Anche se un po’ mi mancano i miei colleghi.

Che risorse ho messo in gioco?

Non è stato facile e posso dire che il mio percorso è stato costellato di molti bellissimi e importanti incontri, con persone che mi hanno incoraggiato e sostenuto.

Il networking è stato fondamentale!

Anche se la maggior parte delle persone ha cercato di farmi cambiare idea o mi faceva terrorismo circa la crisi, il rischio e compagnia bella. Loro sono stati ancora più importanti per far emergere la mia motivazione.

Mi è stata utile la capacità di darmi grandi obiettivi, di allineare i miei valori con le mie scelte di vita e con il lavoro che faccio, ascoltare le mie emozioni e la mia motivazione interiore; la capacità di inventare nuove strategie in caso di insuccesso, senza arrendermi.

E questo è solo l’inizio.

Tu hai mai pensato di metterti in gioco? Se vuoi raccontamelo nei commenti o scrivimi cmelis@coachingpower.it

Se vuoi guarda il mio profilo LinkedIn e chiedimi la connessione, magari con un messaggio personalizzato 😉