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IL VIAGGIO VERSO L’OBIETTIVO

Tempo di buoni propositi e nuovi obiettivi. Ma l’obiettivo non è solo il fine del percorso che facciamo, ma soprattutto un mezzo per il nostro cambiamento.

È gennaio, un anno nuovo ci attende, ci sentiamo rinnovati e pieni di nuove possibilità. Quindi è il momento di buoni propositi, mettere nuovi (o vecchi!) obiettivi ed è un pullulare di liste, parole dell’anno e tutto quello che in generale ci consente di programmare i prossimi mesi.

Porsi degli obiettivi precisi, temporizzati, concreti è importante, anzi fondamentale.

Questo vuol dire prender i fantastici buoni propositi e trasformarli in obiettivi precisi, si spera realistici, quindi focalizzarli nel concreto, dargli una scadenza e fare un piano d’azione.

Ma lo sai cos’è la cosa più importante di porsi un obiettivo?

Raggiungerlo? Si, certo.

Ma ancora più importante, sul quale mi voglio focalizzare qui, è il percorso che fai per raggiungerlo, un vero viaggio di scoperta e trasformazione di te stesso. È il cambiamento che fai per arrivarci che è la cosa più importante.

In questo senso l’obiettivo è allo stesso tempo il fine e il mezzo per la tua crescita personale, un vero pretesto per il cambiamento.

Ed è proprio quello che si fa con un percorso di coaching.

Decidi le tappe del tuo viaggio

Quando spiego ai miei clienti come si articola un percorso di coaching uso spesso la metafora del viaggio.

Definire l’obiettivo vuol dire decidere dove vuoi andare, in quale direzione: è diverso andare a Roma o Lugano. Anche perché se non sai dove vuoi andare come fai a capire quando sei arrivato?

Una volta decisa la destinazione devi anche decidere quanto tempo ci vuoi mettere, di conseguenza anche che mezzo di trasporto usare.

Il viaggio, a volte, può essere non essere facile: quali risorse ho, oppure quali mi servono o devo sviluppare per arrivarci? Spesso non è come ce lo aspettiamo, spesso crediamo di prendere il freccia rossa e invece ci troviamo in macchina, fermi in coda in autostrada, o scopriamo di poter prendere l’aereo. Sperando di non prendere la bicicletta!

Poi ci possono essere delle deviazioni rispetto alla meta, anche prese consapevolmente: anche se quella deviazione ti allontana dalla strada principale e rallenta il tuo viaggio, visitare quel bel paesino lontano dall’autostrada può avere un significato importante per te.

E dopo il viaggio?

Il viaggio, è sempre un momento di trasformazione e di scoperta, una volta che lo intraprendi non sei più lo stesso. Questo accade anche grazie ad un percorso di coaching.

Cosa succede durante il viaggio?

  • Si verifica un cambiamento. il coaching è lo strumento principe del cambiamento, si fa un percorso per gestirlo o per provocarlo. Ad esempio, riprogrammare il proprio obiettivo professionale. In ogni caso, per arrivarci spesso devi cambiare: nuovi comportamenti, nuove strategie, buttare vecchie abitudini o aprirsi a nuove prospettive.
  • Prendi consapevolezza di te stesso e scopri le tue risorse. Il coach ti aiuta a scandagliare te stesso, mettere nero su bianco le tue capacità e spesso scopri risorse nuove e inaspettate che tu stesso non eri stato in grado di vedere. In questo modo vai rafforzare ciò che c’è già e a migliorare i tuoi punti deboli.
  • Prendi decisioni. Che tu debba decidere dove vuoi arrivare, come arrivarci, quali azioni intraprendere, su cosa vuoi focalizzarti, non puoi scampare, sarai di fronte a continue scelte (o non scelte, il che è sempre una scelta!)
  • Scopri nuove opzioni. Spesso ti troverai davanti ad un bivio o semplicemente davanti alla decisione di continuare su una strada, magari la vecchia (quella che già conosci) per intraprenderne una nuova, e magari anche a contemplare una terza, una quarta.
  • Esplorerai nuovi “territori”. Faccio delle domande la cui risposta spesso è “Bella domanda! Non ci avevo mai pensato”. Ecco, quella è una domanda potente, che apre nuovi scenari e nuove scoperte, una strada nuova che non avevi pensato di percorrere.
  • Incrementi la fiducia in te stesso. Quando persegui un obiettivo, sei “costretto” a creare il tuo piano d’azione e ad agire appunto! Altrimenti cosa racconti al tuo coach nella sessione successiva? E mano a mano che pianifichi e agisci ti scopri capace di fare, ottenere dei risultati e ti stimoli ad andare avanti in un meccanismo virtuoso che accresce la fiducia in te stesso.
  • Impari a focalizzarti sulle soluzioni invece che sui problemi. Com’è liberatorio parlare dei tuoi problemi con il coach, vero? Verissimo, io sono qui per ascoltarti, per farti osservare la situazioni da molte angolazioni, ma anche per farti focalizzare sulle soluzioni, cioè sul “cosa farai tu per risolvere la questione”. Ti ascolto nel mentre che mi dici che il percorso è lungo ed è accidentato, ma ti accompagno anche a trovare nuovi percorsi o a trovare un modo per “guadare il fiume”.

Che momento magico quello in cui ti accorgi che hai raggiunto l’obiettivo!

Come quando alla fine del viaggio, ti guardi indietro e ti sorprendi di tutti i chilometri che hai percorso e di quanto ti senti arricchito.

Vietato accontentarsi

Stai rimandando una decisione, ti arrovelli pensando a come uscire da una situazione un po’ scomoda senza riuscire a decidere? Ti stai accontentando!

Ecco, ci risiamo! è lunedì  e quando suona la sveglia, pensando di andare in ufficio o alla giornata che ti aspetta non trovi la forza di alzarti dal letto e neanche una vera motivazione per farlo.

Magari il tuo lavoro non ti piace più come una volta e cerchi di ricordare quando è stata l’ultima volta che ti sei svegliato felice e motivato. Ti trascini andando avanti e chiedendoti se potresti cambiare azienda, o semplicemente la mansione, o addirittura metterti in proprio aprendo quell’attività in cui sei tanto bravo e ti diverti a fare. E i giorni passano uno dopo l’altro, uguali a se stessi, senza che tu faccia qualcosa per cambiare la situazione. Poi c’è la crisi, la paura del nuovo e del cambiamento, o non hai idea da dove ripartire.

In poche parole ti stai “accontentando“.

Le parole sono importanti. E spesso il significato che diamo ad una parola non è uguale per tutti.

Il significato che io associo alla parola “accontentarsi” è quello di “rassegnarsi” “tergiversare”.

Per me la frase “devi accontentarti”, o “bisogna accontentarsi” significa mettersi in condizione di una situazione in cui stiamo subendo passivamente, senza fare nessuna scelta, prendere una decisione o compiere qualche azione. Tirare a campare insomma.

Davanti ad una sfida o difficoltà, una decisione da prendere, o una situazione complessa, un bivio insomma, abbiamo sempre tre possibilità

  • Accontentarsi: scegliere di non decidere e continuare a stare nel tunnel
  • Accettarla: decidere di stare in quella situazione, arredare il tunnel insomma
  • Cambiarla

Scegliere di non scegliere

La nostra tendenza è spesso quella di andare avanti in situazioni in cui non ci sentiamo più a nostro agio, non siamo più contenti, ci lamentiamo o ci trasciniamo.

Nel caso accontentarsi stiamo in una “non decisione”, subiamo la situazione.

Ma anche non prendere una decisione è una scelta!

Lo svantaggio di continuare a procrastinare, non facendo una scelta, significa mettersi in una situazione in cui poi saranno gli altri a decidere per noi o comunque sarà la vita che prenderà una piega che magari non volevamo o non abbiamo scelto, appunto.

Se sei nel tunnel, arredalo!

Che differenza c’è tra accontentarsi e accettare la situazione?

Accettare, restare, implica una fase attiva, uno sforzo di resilienza. Significa analizzare la situazione e decidere che per noi è meglio rimanere dove stiamo, non cambiare.

Se cerchi di guardare la situazione per quella che è, in un’ottica di abbondanza, ti interroghi su cosa davvero è più adatto a te e su quali sarebbero le conseguenze del cambiamento, stai ponendo le basi per una scelta consapevole.

Non è detto che la soluzione migliore sia cambiare, ognuno ha la sua storia e i suoi tempi.

Per decidere puoi fare un bilancio degli aspetti positivi e negativi, di cosa tenere della situazione che ti rende “rassegnato”, focalizzarti di più su quello che c’è!

Nel caso di una situazione lavorativa poco piacevole, decidere di stare, per esempio, potrebbero esserci i vantaggi:

  • l’azienda ti piace
  • Hai un buon stipendio
  • Sei riconosciuto,
  • hai un’altra professionalità
  • stai pagando il mutuo
  • puoi prenderti le ferie quando vuoi
  • hai bisogno di stabilità,
  • il clima dell’ufficio con i colleghi è buono
  • hai molti benefit

Analizzare la situazione e decidere di tenerla mette in atto nuove energie, più propositive e positive.

Sei nel tunnel ma decidi di arredarlo come piace a te.

Liberi quell’energia che impieghi nello stare ad arrovellarti a pensare a quella situazione, a negarla, e magari inizi a vedere che per noi è più importante stare e cercare di vedere quello che c’è, in un’ottica di abbondanza, invece che di deficit (vedere cosa ti manca).

Quali sono i vantaggi?:

  • Liberi energia e ti senti meglio
  • Prendi una decisione e smetti di procrastinare
  • Finalmente hai la visione di abbondanza piuttosto che di deficit

Accettare la situazione, di solito, è anche un modo di fare pace con se stessi e comunque mettere le basi  per fare un cambiamento in futuro.

Cambiare

Se il bilancio è più negativo che positivo puoi decidere di fare il cambiamento che desideri, questo richiede molte più energie, obiettivi chiari e un buon piano d’azione!

Per concludere

Prendere una decisione (perché di questo stiamo parlando) non è sempre semplice

Per prendere una decisione veramente efficace, dovremmo chiederci cosa davvero è importante per noi, quanto siamo allineati con il nostro “senso di direzione”, quello che nel modello dell’Intelligenza Emotiva di Six Seconds viene chiamato Obiettivo Eccellente

  • Cosa è davvero importante per noi?
  • Qual è un mio vero talento?

Queste sono domande che ci aiutano a definire quale decisione prendere o focalizzare un obiettivo

Parlerò di come allineare gli obiettivi a ciò che ha significato per noi, e quindi ai nostri obiettivi eccellenti nel prossimo webinar del 16 luglio alle 18:30 “Allineare gli obiettivi alla direzione

Il webinar è gratuito: iscrivetevi su Eventbrite per ricevere il link alla piattaforma Zoom cliccando qui

Quella sensazione…

Ti è mai capitato di sognare di trovarti in una situazione di pericolo imminente e vorresti correre via ma non riesci a muoverti? I tuoi piedi incollati al pavimento.

A volte ci si sente proprio così anche da svegli: paralizzati in una situazione dal quale vorremmo scappare ma non possiamo, o non vogliamo veramente oppure è la paura di abbandonare quella situazione conosciuta per andare verso qualcosa di sconosciuto che ci blocca.

Fermati

Domandati prima di tutto cosa ti stanno comunicando queste emozioni.

Le emozioni sono preziose perché contengono delle informazioni che ci aiutano a capire chi siamo e cosa vogliamo.

Inoltre, le emozioni sono in grado di influenzare anche le nostre sensazioni.

Forse ci stanno dicendo che abbiamo paura di affrontare qualcosa o che siamo in una situazione che percepiamo come chiusa e non lo abbiamo ancora consapevolizzato. O ci sentiamo a disagio dove siamo o nel rapportarci con una persona in particolare.

Cosa provo ora?

La prima cosa da fare è cercare di dare un nome a queste emozioni. Distinguerle in base all’intensità?

È paura, ansia, collera? Oppure noia, disagio, tristezza? Gioia, serenità?

Sai identificarle sul tuo corpo? Quali sensazioni hai? Calore, dolore allo stomaco, tensione?

Se siamo in grado di identificare le nostre emozioni, possiamo anche riconoscere i nostri sentimenti e quindi anche il modo di interpretare un avvenimento.

 

Come posso utilizzare queste emozioni?

Se abbiamo consapevolezza di cosa proviamo, negare le emozioni, reprimerle o sminuirle, non ci aiuta.

Il secondo passo da fare è quindi accettare l’emozione che stiamo vivendo, standoci dentro. Accettare le emozioni è fondamentale per poi gestirle e superarle.

Sfruttiamo quindi queste sensazioni per capire chi siamo e cosa vogliamo, per prendere decisioni più efficaci nella nostra vita.

Solo conoscendo le nostre emozioni, saremo poi in grado di gestirle, per esempio quando ci troviamo a relazionarci con le persone o dobbiamo affrontare una situazione lavorativa molto impegnativa.

Spesso ci vuole tempo e impegno per raggiungere questi risultati, vivere la vita in modo più intenzionale e affrontare un cambiamento, ma sono tutte capacità che possiamo allenare, migliorare al fine di agire e decidere in maniera più consapevole ed efficace.

Chi ha paura del cambiamento?

“L’unica costante della vita è il cambiamento”. Tutto è in evoluzione, tutto cambia prima o poi.

Ci sono volte in cui il cambiamento ci giunge inaspettato e ci coglie impreparati, altre volte siamo noi a cercarlo e desiderarlo.Ma anche quando siamo noi a causare il mutare della situazione, ci troviamo in difficoltà.

Come mai il cambiamento ci fa paura? Come possiamo affrontarlo e gestirlo al meglio?

Capita spesso nella vita di trovarci di fronte ad un evento inatteso, come la fine di una relazione, un cambiamento di mansione al lavoro, o una promozione, o cambiare città per motivi familiari.

Spesso ci sentiamo smarriti, destabilizzati e non riusciamo a gestire con serenità ed efficacia questa situazione.

Magari abbiamo appena ottenuto quel posto di lavoro che abbiamo sempre desiderato, ma ora all’idea di cambiare colleghi, o di fronte a maggiori responsabilità ci sentiamo un po’ spiazzati.

Anche quando la situazione che lasciamo non era piacevole per noi, ci sentiamo comunque in difficoltà nell’affacciarci al nuovo.

Anche un cambiamento societario, come una riorganizzazione o fusione è difficile da gestire se si evita di affrontare la componente emozionale dei dipendenti.

Come mai ci fa paura il cambiamento?

La spiegazione è semplice: abbandoniamo qualcosa che conosciamo e andiamo incontro all’ignoto, usciamo dalla strada che padroneggiamo e ci avviamo seguendo altri sentieri inesplorati. Si tratta di lasciare la cosiddetta “zona di comfort”, dove, per istinto, ci sentiamo più al sicuro e ci muoviamo in un territorio noto e sappiamo cosa aspettarci.

Uscire dalla zona di comfort può significare rimettere in discussione certe nostre abitudini, anche mentali, sentiamo di avere meno controllo della situazione. Emerge la nostra insicurezza e la nostra paura del fallimento.

Cosa possiamo fare?

Il primo passo è accettare il cambiamento, accoglierlo. Certo possiamo non essere felici della nuova situazione, ma se continuiamo a negarlo, a “dire no” nella mostra testa, stiamo solo sprecando energie utili che potremmo utilizzare nel gestire questa nuova situazione. Possiamo chiederci ad esempio: Cosa non sto accettando? Cosa mi fa paura?

Guardiamo in faccia la realtà, quindi e prendiamo consapevolezza dei fatti. Prendere consapevolezza della situazione, infatti, ci aiuta a gestirla,e non a subirla passivamente.

Osserviamo poi la situazione dai diversi punti di vista: spesso da una grande sfida o ostacolo nasce per noi un’opportunità. L’occasione per rimetterci in gioco, per migliorarci, per riflettere sulla nostra strada.

Quali sono le risorse che posso utilizzare? Quali quelle che devo sviluppare?

Fondamentale per affrontare il cambiamento è progettare un piano d’azione che ci guiderà attraverso il nostro percorso.

Qual è il primo passo che posso fare per affrontare questa situazione? Cosa mi è utile agire?

 E ora il cambiamento, probabilmente, farà meno paura.