LA VERITÀ, VI PREGO, SULL’INTELLIGENZA EMOTIVA

Lavorare sull’Intelligenza Emotiva vuol dire incrementare la propria performance personale. Ti spiego perché è importante per il nostro successo professionale

Nel mio precedente post ho già parlato di cosa è l’Intelligenza Emotiva: la capacità di comprendere le proprie e altrui emozioni e gestirle, riuscire ad avere relazioni interpersonali soddisfacenti, darsi degli obiettivi importanti.

Ma a cosa mi serve?

Vi è capitato di chiedervi come mai persone che sono molto intelligenti (cioè hanno un alto QI) sembrano avere meno successo o addirittura falliscono rispetto chi ha un QI più basso?

Penso al compagno di classe bravissimo in matematica e in fisica, ma che spesso stava solo o era silenzioso, parlava con pochi e alla fine non ha fatto carriera o comunque non come ci si aspettava da lui.

Poi c’era il compagno di banco che non brillava di certo per intelligenza, però era il tipico compagnone, che invece è diventato il responsabile commerciale per quella grande multinazionale.

Nel lavoro, sicuramente ha più probabilità di avere successo chi ha delle competenze tecniche più sviluppate di altri, e un QI maggiore. Ma spesso non è proprio così scontato, anzi, l’intelligenza analitica da sola non basta.

Le competenze tecniche ovviamente servono, ma da sole non sono sufficienti a farci avere successo nella vita. Ricerche mostrano che il 55% circa dei fattori di successo di una persona, quindi la sua performance personale, dipendono dall’Intelligenza emotiva.

Te lo spiego con un film: The imitation game

Faccio sempre l’esempio del il film “The Imitation Game”: la storia di Alan Turing, un matematico e critto-analista che aiuta il governo inglese durante la seconda guerra mondiale a decifrare i codici con cui i tedeschi si mandavano informazioni sugli attacchi. Un genio! Stiamo parlando della persona che inventò il computer come lo conosciamo ora, una persona con il QI elevatissimo. Bene, è proprio l’esempio calzante di una persona che ha un altissimo QI ma ha poca Intelligenza Emotiva.

Infatti, la macchina che creò (la macchina di Turing) fu utile solo grazie all’interazione con gli altri membri del team, che prima aveva snobbato. Turing si mise in gioco e sforzandosi di cambiare il comportamento sprezzante e non empatico nei confronti degli altri.

Creare relazioni di fiducia

Nella vita professionale questo è alla base. Che tu lavori in team, che tu sia un commerciale, o un libero professionista, un imprenditore, un leader, non puoi prescindere dal creare relazioni efficaci, basate sulla fiducia. Come si fa? Sviluppando l’empatia, cioè la capacità di capire gli altri, imparerai ad ascoltare in maniera più attiva i tuoi clienti, collaboratori, colleghi e anche il tuo lavoro migliorerà, garantito.

Leader o capo?

La differenza che passa tra un leader e un capo è data proprio dall’Intelligenza Emotiva.

Competenze emotive come autocontrollo, capacità di automotivarsi, entusiasmo, empatia, perseveranza, risolvere i conflitti e cooperare sono tutte abilità di una leadership illuminata.

Un buon leader, infatti, riesce grazie all’empatia a capire quali leve muovere con i suoi collaboratori per raggiungere gli obiettivi comuni; ispira gli altri grazie alla sua motivazione e vision, che trasmette a chi lo circonda.

Pensate a quanto tempo passa un manager a pianificare e gestire il lavoro e quanto invece nel cercare di risolvere conflitti o gestire incomprensioni.

Gestire le emozioni nel business

Quando poi le cose non vanno bene, come in questo periodo storico economicamente complicato, una persona emotivamente intelligente è chi riesce a perseverare nei propri obiettivi nonostante le frustrazioni, a trovare nuove via d’uscita e ad aver fiducia nelle proprie capacità.

Ma soprattutto, quando le emozioni hanno il sopravvento (nel bene e nel male) e non sappiamo gestirle, il QI ci può venire ben poco in aiuto.

Mi viene in mente il caso delle turbolenze dei mercati finanziari: quando il mercato crolla razionalmente sarebbe il caso di non uscire dalla posizione e casomai comprare, o far valutare la posizione, invece il panico innesta un’ondata di vendite che altro non fa che peggiorare la situazione.

Decidere

Quando dobbiamo prendere una decisione, per esempio, è fondamentale ascoltare le nostre sensazioni, e di conseguenza, quello che le nostre emozioni ci stanno dicendo. Se ho un peso allo stomaco e al petto nel mentre che penso ad una possibile soluzione, probabilmente quella non è la strada più efficace da prendere per la nostra vita.

Non c’è contrapposizione, come si può credere, tra emozioni e razionalità, non è vero che l’emozione è debolezza e la razionalità è sinonimo di forza, ma è vero che le due cose devono coesistere, integrarsi e interagire tra loro.

Essere emotivamente intelligenti è insomma molto importante per la nostra performance personale.

Lo sai che si può anche misurare e capire su quali competenze emotive lavorare per raggiungere i tuoi obiettivi? Dai un’occhiata al percorso “Power Coaching e Intelligenza Emotiva

Dubbi? Curiosità? Feedback? Scrivimi! cmelis@coachingpower.it

IL RISCHIO È IL MIO MESTIERE

Il rischio viene inteso solo in senso negativo, la possibilità di perdere o fallire, ma in finanza il concetto di rischio è anche positivo, perché c’è anche la possibilità di avere successo. La mia storia

Spesso leggo storie di persone che si sono messe in gioco, amici, conoscenti, che hanno incrociato la mia strada in qualche modo, e che vantano una “propensione al rischio”, nel linguaggio economico – finanziario.

Persone che hanno cambiato lavoro, si sono messe in proprio, hanno cambiato paese, si sono reinventate, hanno iniziato da zero e hanno avuto successo, tutte con il comune denominatore del seguire la propria passione, rischiando, e che hanno capito presto o tardi quali fossero i propri talenti e potenzialità.

Dove il talento è qualcosa che ci viene facile fare e che ci rende felici, per cui proviamo una passione tale per cui lo faremmo anche senza essere pagati.

Sono storie di persone comuni, non di milionari (per ora almeno!). Ma sono allo stesso modo straordinarie perché seguire i propri sogni e passioni è coraggioso.

Nel mio piccolo, anche io mi sono messa in gioco, questa è la mia storia.

In che senso “rischio”?

Il concetto di rischio è costante nella mia vita. Fino a tre mesi fa lavoravo nel Risk Management di una Società di Gestione del Risparmio, quindi il rischio era il mio mestiere.

E lo è tuttora, nel mio piccolo, visto che mi sono messa in proprio con un lavoro che mi fa prendere una strada nuova e molto diversa, per seguire la mia passione e perché, ebbene sì, è rischioso.

Di solito il rischio viene inteso solo in senso negativo, la possibilità di perdere o fallire, ma in finanza il concetto di rischio è anche positivo, perché c’è anche la possibilità di avere successo! D’altra parte il teorema rischio-rendimento recitaad un maggior rischio corrisponde un maggior guadagno”.

E no, mi spiace, non esistono investimenti con rischio nullo, perché è rischioso anche tenere i soldi sotto al materasso (c’è la svalutazione, ricordi?) o a continuare ad andare avanti nella vita senza darsi degli obiettivi.

Questa è la mia storia, ci metto la faccia, anche se la mia storia finisce con un inizio…

Dalla finanza al coaching

In me sono sempre convissute due anime, due polarità: la passione per i numeri (ero brava in matematica e mi riusciva semplice, ok odiatemi!) e la mia tendenza all’introspezione, all’amore per la lettura, la riflessione.

Avevo scelto ragioneria perché volevo lavorare in banca, non chiedetemi perché avessi questa aspirazione, non lo ricordo. Credo di essere stata l’unica che all’esame di maturità ha portato come materie a piacere Tecnica bancaria (imperterrita!) e Italiano, scegliendo Pirandello, che adoro tuttora.

Con una certa lungimiranza, mi sono iscritta a Scienze Economiche e Bancarie a Siena. Il che ha determinato due cose:

•l’abbandono della Sardegna a 19 anni, il giorno del mio compleanno, con un po’ di sana incoscienza ma per cui ringrazio tanto. E il conseguente ritiro da parte di mio padre dell’immaginario passaporto sardo, visto che per lui ora sono continentale.

•L’evidenza che le mie due anime iniziavano a cozzare l’un l’altra.

Ci ho messo un po’ a laurearmi, perché comunque ero sempre combattuta chiedendomi se era la strada giusta per me, ma alla fine, avendo deciso, ho raggiunto il mio obiettivo.

Il passo successivo? Si sa che “sbagliare” è umano ma perseverare è diabolico, mi sono trasferita a Milano nel 2003 per seguire un master in Risk management per gli intermediari finanziari, perseguendo la strada della banca e della finanza.

Ho trovato lavoro proprio nel Risk Management di una Società di Gestione del Risparmio, dove sono stata per 11 anni.

Nel 2011, nel bel mezzo di un percorso interiore iniziato alla ricerca della vera me stessa, incontro il coaching offrendomi per fare da “cavia” a Elisabetta che allora stava facendo un corso per certificarsi come coach professionista.

Grazie ad un percorso come coachee, lavorando su obiettivi relativi alla mia professione, ho iniziato un viaggio di riscoperta di me stessa, delle mie capacità e risorse, e ho focalizzato meglio i miei desideri e attitudini.

Ho messo così il primo seme per iniziare a dare risposta alle mie domande e ad ascoltare l’altra parte di me stessa (quella riflessiva) e a chiedermi quali fossero i miei altri talenti finora non sfruttati.

Questa riflessione mi ha portato ad iscrivermi al corso per diventare una coach professionista, dando inizio a 3 anni in cui ho portato avanti entrambi i miei lavori, con molta fatica, e la mia tendenza si è spostata sempre più verso il mio essere coach, aiutandomi ad esprimere finalmente la mia naturale attitudine ad essere “umanamente curiosa” e ad allenare quella parte di me aperta all’ascolto e all’accoglienza.

Dopo un percorso un po’ travagliato, fatto di valutazioni, domande, riflessioni, ascolto di me stessa e anche di calcoli economici (la tendenza non si cambia mai del tutto), mi sono dimessa a dicembre 2015.

Da poco più di tre mesi sono una coach al 100% e mi sto sperimentando nel trovare un nuovo equilibrio, testando le gioie e i dolori di essere libera professionista.

Certo la storia non termina con una fine da milionaria, in realtà termina con un inizio, di una nuova avventura.

È un po’ presto per fare bilanci, ma il mio successo, il significato che ha per me questa parola, sta proprio nel fare un lavoro che amo e che mi appassiona al 100%. Anche se un po’ mi mancano i miei colleghi.

Che risorse ho messo in gioco?

Non è stato facile e posso dire che il mio percorso è stato costellato di molti bellissimi e importanti incontri, con persone che mi hanno incoraggiato e sostenuto.

Il networking è stato fondamentale!

Anche se la maggior parte delle persone ha cercato di farmi cambiare idea o mi faceva terrorismo circa la crisi, il rischio e compagnia bella. Loro sono stati ancora più importanti per far emergere la mia motivazione.

Mi è stata utile la capacità di darmi grandi obiettivi, di allineare i miei valori con le mie scelte di vita e con il lavoro che faccio, ascoltare le mie emozioni e la mia motivazione interiore; la capacità di inventare nuove strategie in caso di insuccesso, senza arrendermi.

E questo è solo l’inizio.

Tu hai mai pensato di metterti in gioco? Se vuoi raccontamelo nei commenti o scrivimi cmelis@coachingpower.it

Se vuoi guarda il mio profilo LinkedIn e chiedimi la connessione, magari con un messaggio personalizzato 😉

Vuoi migliorare la tua carriera? Fai Networking

Uno degli strumenti fondamentali per il successo professionale è crearsi una rete di connessioni che possa esserci di sostegno, per farci conoscere come professionisti e per offrirci strumenti utili per la nostra crescita

Nei tempi della interconnessione virtuale dei social, costruirsi un solido network è più che mai essenziale per il proprio successo professionale, sia per imprenditori e liberi professionisti, ma anche per un manager o chi lavora in azienda.

Una fitta rete di relazioni, attentamente cucite e scelte ci aiuta a costruire una chiara identità professionale e allo stesso tempo è lo specchio della nostra credibilità come professionisti e persone.

Se prima i luoghi di aggregazione erano solo fisici, come convegni di settore, occasioni più informali come eventi, aperitivi – ad esempio il fuori salone del risparmio per il settore bancario/finanziario – ora il network si inizia a costruire online, partendo dai social (LinkedIn e Facebook in primis), siti, riviste e giornali del settore di attività che ci interessa.

Molto spesso possiamo incontrare persone interessanti e stimolanti anche al di fuori da ambienti strettamente legati al mondo del lavoro, come in palestra, o al circolo del golf, dove il punto di unione è un’attività ricreativa.

Perché fare Networking?

In che modo il network ci aiuta a migliorare la nostra crescita professionale?

Contrariamente a quanto si possa credere, il network non serve solamente per “vendersi” in senso stretto, cioè trovare clienti o qualcuno che ci sponsorizzi per una posizione in una grande azienda, ma è fonte di molte opportunità.

È un’occasione per uscire dal proprio guscio e mettersi in gioco. Il networking infatti non è solo ricevere ma soprattutto dare, trarre e fornire ispirazione, trovare collaborazioni e conoscere le persone che possono aiutarti, nella professione ma non solo.

L’elenco che segue, non esaustivo, è fonte della mia personale esperienza, online e offline, con associazioni come la Rete al Femminile (network di donne imprenditrici e libere professioniste), o l’International Coach Federation (associazione di coach più diffusa a livello internazionale) o in spazi di coworking come Copernico, per citare le più importanti.

  • Cambiare azienda o espandere il proprio business. Che tu sia un dipendente o un libero professionista, è il network la risposta per crescere nella tua carriera. Mandare un CV a freddo è diverso da avere una segnalazione da una persona che ti stima professionalmente, e comunque puoi venire a conoscenza di offerte di lavoro che non vengono pubblicizzate su internet e sui vari canali. Anche la chiamata a freddo per cercare nuovi clienti è meno efficace rispetto ad essere introdotti da un tuo contatto.
  • Il network è un’opportunità di confronto. Incontrare, conoscere o seguire sui social persone che lavorano nel tuo stesso settore (o in quello in cui vorresti cambiare) o che hanno le stesse problematiche, è un’occasione per condividere esperienze, conoscenza, articoli e analisi, scambiare pareri o consigli professionali. Importante per conoscere le nuove tendenze, eventi, spazi e attori del settore. Se ti stai lanciando in un nuovo business è fondamentale!
  • Avrai sempre dei supporter. Questo è particolarmente vero quando stai affrontando un grosso cambiamento lavorativo, avere un gruppo di supporter, che crede in te, ti sostiene nei momenti difficili e ti incoraggia a fare quel salto che magari loro stessi hanno già fatto. Per me è stato fondamentale quando ho fatto il grande salto da “bancaria dipendente” a coach freelance.
  • Trovare nuove collaborazioni e sinergie. Possono nascere nuovi progetti o nuove opportunità anche da persone che operano in ambiti diversi o simili al nostro. Se devo lanciare il mio sito, magari mi affiderò più volentieri a quella sviluppatrice web tanto simpatica e disponibile che ho conosciuto nella Rete al Femminile piuttosto che ad uno sconosciuto che ha preferito parlare al telefono 10 minuti e mandarmi un freddo preventivo, invece che incontrarmi per discuterne davanti ad un caffè.
  • Condivisione di passioni,obiettivi e valori. Si crea un ambiente protetto dove poter liberamente condividere le nostre passioni e obiettivi, dove ci sentiamo capiti, accolti e stimolati.
  • Trovare fonte di ispirazione. Ascoltare le storie di chi “ce l’ha fatta” e ha avuto successo nella vita o di chi ha affrontato un periodo difficile e si è rimesso in gioco è fonte di ispirazione, come all’evento con le donne del network internazionale Hub Dot  a cui ho partecipato qualche settimana fa.
  • Fonte di creatività. Spesso, il confrontarsi e dialogare con persone nuove ci apre a idee innovative e alla creatività. Spesso racconto dei miei progetti o del mio lavoro a persone appena conosciute e il beneficio è di scoprire nuove sfaccettature o avere un’illuminazione proprio nel mentre che ne parlo.
  • Costruirsi un’identità chiara. Avere l’occasione di scambiare le proprie idee, passioni, e mostrare la propria personalità ci consente di presentarci con un’identità più definita di come farebbe il miglior summary ben scritto su LinkedIn. Un eventuale cliente o un manager che sta cercando una risorsa per la sua squadra magari sceglierà più volentieri di lavorare con una persona che risulta più trasparente e che apprezza anche per la sua immagine e personalità.

Scegliere e orientarsi in mezzo a infinite possibilità, non è semplice e sicuramente bisogna porsi degli obiettivi precisi e usare molti accorgimenti, perché anche il networking alla fine è un’arte e, come tale, ognuno deve trovare il suo personale stile di networker.

Qual è il beneficio personale che trovi tu nella tua rete?

Buon networking!

Vietato accontentarsi

Stai rimandando una decisione, ti arrovelli pensando a come uscire da una situazione un po’ scomoda senza riuscire a decidere? Ti stai accontentando!

Ecco, ci risiamo! è lunedì  e quando suona la sveglia, pensando di andare in ufficio o alla giornata che ti aspetta non trovi la forza di alzarti dal letto e neanche una vera motivazione per farlo.

Magari il tuo lavoro non ti piace più come una volta e cerchi di ricordare quando è stata l’ultima volta che ti sei svegliato felice e motivato. Ti trascini andando avanti e chiedendoti se potresti cambiare azienda, o semplicemente la mansione, o addirittura metterti in proprio aprendo quell’attività in cui sei tanto bravo e ti diverti a fare. E i giorni passano uno dopo l’altro, uguali a se stessi, senza che tu faccia qualcosa per cambiare la situazione. Poi c’è la crisi, la paura del nuovo e del cambiamento, o non hai idea da dove ripartire.

In poche parole ti stai “accontentando“.

Le parole sono importanti. E spesso il significato che diamo ad una parola non è uguale per tutti.

Il significato che io associo alla parola “accontentarsi” è quello di “rassegnarsi” “tergiversare”.

Per me la frase “devi accontentarti”, o “bisogna accontentarsi” significa mettersi in condizione di una situazione in cui stiamo subendo passivamente, senza fare nessuna scelta, prendere una decisione o compiere qualche azione. Tirare a campare insomma.

Davanti ad una sfida o difficoltà, una decisione da prendere, o una situazione complessa, un bivio insomma, abbiamo sempre tre possibilità

  • Accontentarsi: scegliere di non decidere e continuare a stare nel tunnel
  • Accettarla: decidere di stare in quella situazione, arredare il tunnel insomma
  • Cambiarla

Scegliere di non scegliere

La nostra tendenza è spesso quella di andare avanti in situazioni in cui non ci sentiamo più a nostro agio, non siamo più contenti, ci lamentiamo o ci trasciniamo.

Nel caso accontentarsi stiamo in una “non decisione”, subiamo la situazione.

Ma anche non prendere una decisione è una scelta!

Lo svantaggio di continuare a procrastinare, non facendo una scelta, significa mettersi in una situazione in cui poi saranno gli altri a decidere per noi o comunque sarà la vita che prenderà una piega che magari non volevamo o non abbiamo scelto, appunto.

Se sei nel tunnel, arredalo!

Che differenza c’è tra accontentarsi e accettare la situazione?

Accettare, restare, implica una fase attiva, uno sforzo di resilienza. Significa analizzare la situazione e decidere che per noi è meglio rimanere dove stiamo, non cambiare.

Se cerchi di guardare la situazione per quella che è, in un’ottica di abbondanza, ti interroghi su cosa davvero è più adatto a te e su quali sarebbero le conseguenze del cambiamento, stai ponendo le basi per una scelta consapevole.

Non è detto che la soluzione migliore sia cambiare, ognuno ha la sua storia e i suoi tempi.

Per decidere puoi fare un bilancio degli aspetti positivi e negativi, di cosa tenere della situazione che ti rende “rassegnato”, focalizzarti di più su quello che c’è!

Nel caso di una situazione lavorativa poco piacevole, decidere di stare, per esempio, potrebbero esserci i vantaggi:

  • l’azienda ti piace
  • Hai un buon stipendio
  • Sei riconosciuto,
  • hai un’altra professionalità
  • stai pagando il mutuo
  • puoi prenderti le ferie quando vuoi
  • hai bisogno di stabilità,
  • il clima dell’ufficio con i colleghi è buono
  • hai molti benefit

Analizzare la situazione e decidere di tenerla mette in atto nuove energie, più propositive e positive.

Sei nel tunnel ma decidi di arredarlo come piace a te.

Liberi quell’energia che impieghi nello stare ad arrovellarti a pensare a quella situazione, a negarla, e magari inizi a vedere che per noi è più importante stare e cercare di vedere quello che c’è, in un’ottica di abbondanza, invece che di deficit (vedere cosa ti manca).

Quali sono i vantaggi?:

  • Liberi energia e ti senti meglio
  • Prendi una decisione e smetti di procrastinare
  • Finalmente hai la visione di abbondanza piuttosto che di deficit

Accettare la situazione, di solito, è anche un modo di fare pace con se stessi e comunque mettere le basi  per fare un cambiamento in futuro.

Cambiare

Se il bilancio è più negativo che positivo puoi decidere di fare il cambiamento che desideri, questo richiede molte più energie, obiettivi chiari e un buon piano d’azione!

Per concludere

Prendere una decisione (perché di questo stiamo parlando) non è sempre semplice

Per prendere una decisione veramente efficace, dovremmo chiederci cosa davvero è importante per noi, quanto siamo allineati con il nostro “senso di direzione”, quello che nel modello dell’Intelligenza Emotiva di Six Seconds viene chiamato Obiettivo Eccellente

  • Cosa è davvero importante per noi?
  • Qual è un mio vero talento?

Queste sono domande che ci aiutano a definire quale decisione prendere o focalizzare un obiettivo

Parlerò di come allineare gli obiettivi a ciò che ha significato per noi, e quindi ai nostri obiettivi eccellenti nel prossimo webinar del 16 luglio alle 18:30 “Allineare gli obiettivi alla direzione

Il webinar è gratuito: iscrivetevi su Eventbrite per ricevere il link alla piattaforma Zoom cliccando qui