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IL TUO REDDITO RISPECCHIA IL TUO VALORE?

Siamo ciò che pensiamo: l’idea che abbiamo di noi, del nostro valore, le convinzioni su noi stessi influiscono sulla nostra vita, anche su quella “economica”. La storia di Alessandro

“Il nostro reddito non potrà mai superare quell’idea che abbiamo di noi”.

Questa una frase pronunciata da Robin Sharma durante il suo speech ad un evento di formazione di Performance Strategies, “La nuova Leadership”.

È un’affermazione un po’ forte e un po’ provocatoria forse. Almeno io inizialmente sono rimasta un po’ colpita.

Però pensandoci bene, anche se un po’ forte, magari a te appare banale, se unisci tutti i puntini torna tutto.

Magari ti stai dicendo “che stai a dì”, ma non mi ero mai soffermata su questa connessione diretta tra quanto possiamo essere pagati e la percezione che abbiamo di noi stessi, quindi del nostro valore.

Non sto dicendo che se sei un disoccupato o non hai un reddito non vali nulla, come non era questo l’intento della frase di Sharma. Provo a spiegarmi meglio.

Le nostre convinzioni guidano le nostre azioni

Noi siamo ciò che pensiamo. Questo vuol dire che l’idea che abbiamo di noi, del nostro valore, le convinzioni su noi stessi (a volte autolimitanti), influiscono sulla nostra vita, anche su quella “economica”.

È il tuo pensiero che crea la tua realtà” – Robin Sharma

Le nostre convinzioni diventano reali, nel senso che muovono le nostre azioni, e le nostre azioni diventano comportamenti e noi diventiamo i nostri comportamenti.

Henry Ford, nella sua famosissima citazione, diceva appunto “Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione”.

Perché? Se le convinzioni su te stesso che ti sei creato, ti fanno pensare che sia impossibile fare una cosa, tu non agirai mai affinché quella cosa diventi vera. Questo ovviamente è un meccanismo che lavora spesso a livello inconscio, ma che si può far emergere e cambiare.

Di conseguenza, se noi (inconsciamente o meno) pensiamo di valere poco, di non essere all’altezza, come facciamo a compiere azioni tali per guadagnare di più, per chiedere un aumento di stipendio, o per proporci ad un’azienda di un certo tipo per fare un salto nella nostra carriera?

È ancora più vero per un libero professionista, che pone da sé il proprio listino prezzi e se non si riconosce il proprio valore, quello che porta con il proprio lavoro, rischia di non sapersi far apprezzare (e pagare di conseguenza) per il valore aggiunto che porta.

Le nostre convinzioni sono legate all’idea che abbiamo di noi, e soprattutto alla fiducia che abbiamo in noi stessi.

Ho ripensato al bellissimo percorso di coaching di Alessandro, che avevo seguito nel primo anno da coach certificata.

La storia di Alessandro

Alessandro lavorava in un piccolo distaccamento della management company di una banca italiana in Lussemburgo, dopo un’esperienza in una importante Società di Gestione del Risparmio in Italia a Milano.

Aveva fatto questo cambiamento proprio per portare avanti la sua carriera che finora era andata a rilento, in un’azienda molto strutturata e poco dinamica, salvo poi trovarsi nella stessa situazione nella nuova posizione.

Era stato assunto in un ruolo di referente con la responsabilità di una funzione, gli avevano appena assegnato anche un’altra mansione.

Quando abbiamo cominciato non si riconosceva neanche il nuovo ruolo nella firma digitale della mail e non aveva richiesto, come gli era stato suggerito da un senior, di aggiornare il biglietto da visita di conseguenza.

Alessandro ha iniziato il percorso con me perché voleva gestire il cambiamento di maggiori responsabilità, migliorare il rapporto con le persone in azienda, in particolare con un senior, che pur non essendoci un riporto gerarchico o funzionale lo trattava come un sottoposto o gli chiedeva di fare dei lavori per lui.

Sentiva poi la mancanza di un mentore che lo guidasse, e non si sentiva riconosciuto anche dai colleghi a causa della sua giovane età.

Buttarsi da un trampolino sempre più alto

Abbiamo lavorato su queste tematiche andando anche ad agire sulla fiducia in sé stesso, che era ovviamente intersecata con tutto e il nodo della situazione.

Ogni volta che, con l’azione, si spingeva più in là verso l’obiettivo, cresceva anche la fiducia in se stesso, usava la metafora del “buttarsi da un trampolino sempre più alto“.

Fino a che, raggiunto il suo primo obiettivo, si è sentito pronto per affrontare il mercato esterno, verso un’altra posizione che gli permettesse di imparare cose nuove e anche di avere una retribuzione più alta.

E “saltando da un trampolino sempre più alto” alla fine ha trovato un nuovo lavoro, in una prestigiosa banca svizzera. Con uno stipendio raddoppiato e con un nuovo ruolo che andava a soddisfare il suo obiettivo professionale.

Non è una questione di fortuna. Alessandro ce l’ha fatta perché era fiducioso nelle sue capacità e ha avuto la voglia di mettersi in gioco per uscire dalla sua zona di confort e sfidare le convinzioni che lo limitavano e non gli facevano credere che avrebbe potuto ambire a qualcosa di più.

Senti anche tu che le tue convinzioni ti stanno limitando nel fare carriera o nel farti riconoscere anche economicamente il tuo valore?

Contattami, valuteremo insieme, senza impegno, se (e in che modo) posso esserti di aiuto e quale percorso è più adatto per te.

Settembre è vicino ormai, se stai pensando di porti nuovi obiettivi  o verificare a che punto sei con quelli posti ad inizio anno, questo è un buon momento.

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MA COME TI PARLI?!

Quello che ti dici, il tuo dialogo interiore è fondamentale per il tuo successo. Scopri (e caccia via) il top dog

Già ma come ti parli? Per parafrasare la trasmissione televisiva “Ma come ti vesti?”. A volte facciamo più attenzione a come ci vestiamo che a quello che ci diciamo, ma peggio che avere un brutto (o poco adeguato outfit) c’è avere un pessimo dialogo interiore.

Il nostro dialogo interiore è importantissimo, tutti lo abbiamo, ma non siamo perfettamente consapevoli di quello che ci diciamo.

La senti? Quella vocina nella mente, subdola, che ti dice:

  • “Non ce la farò mai!”
  • “Mai una gioia!”
  • “Non sceglieranno mai me!”
  • “Ormai sono troppo vecchio per cambiare lavoro”
  • “Che stupida che sono”
  • “Non sono all’altezza!”
  • “È troppo difficile per me”

E sei tu stesso a dirtelo! È il tuo terribile giudice interiore, il top dog!

Cos’è il top dog?

Ho trovato questo concetto la prima volta nel libro Mollo tutto! e faccio solo quello che mi pare! di John Whilliams.

Il top dog è quella parte della nostra coscienza che ci rema contro, che ci scoraggia, che ci dice cose terribili, ci fa sentire inadeguati, che non ci aiuta insomma: un terribile giudice interiore che non ci fa mai sentire all’altezza… di noi stessi!

È vero che siamo sempre spronati a fare di più e meglio, ma non ci è utile darci sempre addosso.

Il dialogo interiore è importantissimo, fa parte della nostra Intelligenza Emotiva, perché il nostro pensiero determina le nostre convinzioni e quindi ci guida anche nell’agire. Ma la buona notizia è che lo possiamo allenare.

“Se un amico ti parlasse come talvolta parli a te stesso, continueresti a frequentarlo?”

Rob Bremer 

Già! Vorresti un amico che ti scoraggia, che ti dice che non ce la farai, che il tuo collega otterrà la promozione e tu no, eccetera eccetera.

Sarebbe ancora tuo amico? Probabilmente no! E tu di certo non ti sei amico se continui a dirti tutte queste cose! Al contrario, cosa diresti ad un tuo amico che è scoraggiato? Non cercheresti di incoraggiarlo? Io penso di si!

Allo stesso modo puoi incoraggiare te stesso! Oltre a cercare il più possibile di circondarti di persone positive.

Togli il mandato al tuo giudice interiore

Migliorare il proprio dialogo interiore e rabbonire il giudice terribile che c’è in te si può!

Ti propongo un esercizio che può essere utile, che puoi fare a mano a mano che si presentano i pensieri giudicanti.

Innanzi tutto fai caso a quello che ti dici, fai più attenzione ai tuoi pensieri: il cambiamento parte dalla consapevolezza che hai di te.

Prendi il tuo quaderno dove ti appunti i pensieri (se non ce l’hai ecco un’occasione giusta per comprarlo!) o sulla tua agenda aprilo in un punto dove hai sia la pagina destra che sinistra bianche:

  • Scrivi a sinistra tutte le cose negative che ti dici, le cattiverie che ti dice il top dog, proprio la frase tipo “non ce la posso fare”. Ogni volta che noti una frase che ti dici.
  • A destra, per ogni frase giudicante, scrivi la frase positiva corrispondente, ad esempio “Io ce la faccio!”

“Ok, che me ne faccio?”, ti starai dicendo. Innanzi tutto mettere nero su bianco ti aiuta ad avere più consapevolezza dei tuoi pensieri.

Poi ora hai una serie di frasi, positive, che ti ripeterai quando la frase negativa ti viene in testa, proprio come notare il diavoletto che ti parla all’orecchio sinistro e far parlare anche l’angioletto sulla spalla destra.

Per me ha funzionato!

Tu sei consapevole di avere il topo dog in casa?

Prova a fare l’esercizio e dimmi se il tuo dialogo interiore migliora! Commenta o scrivimi all’indirizzo cmelis@coachingpower.it