Emozioni: perché sono importanti per il benessere e la performance

Allenare le competenze dell’Intelligenza Emotiva, come comprendere e gestire le emozioni, sapersi relazionare in modo empatico, avere chiaro il proprio senso di scopo, è fondamentale in questo contesto economico e sociale, e sarà sempre più importante nel futuro.

Sviluppare queste capacità, ci consente di raggiungere un equilibrio di vita più sostenibile, quindi di maggior benessere, e di essere più efficaci nella nostra vita professionale

Comprendere e gestire le proprie emozioni, non è stato mai così importante come ora.

Ormai da anni viviamo in un ambiente economico e sociale definito “VUCA” (Volatile, Incerto, Complesso e Ambiguo), caratterizzato da cambiamenti sempre più frequenti e repentini, spesso non facilmente prevedibili.

Recentemente, la pandemia ha reso poco attuale il VUCA ed è stato coniato un nuovo acronimo per definire il nuovo contesto: il BANI, che sta per fragile (Brittle), ansioso (Anxious), non-lineare (Nonlinear), incomprensibile (Incomprehensibile)

La competitività, il progresso tecnologico e la robotizzazione, la continua ricerca all’innovazione, richiedono non solo un apprendimento continuo di nuove competenze per eseguire il proprio lavoro (upskilling), ma anche lo sviluppo di capacità per un eventuale compito diverso (reskilling).

La pandemia prima, seguita dal conflitto in Ucraina e la situazione economica – finanziaria, hanno ulteriormente accentuato questa condizione, velocizzando molti processi già in atto; siamo nel bel mezzo di un forte fenomeno trasformazionale che mette sotto stress sistemi e paradigmi, alterando equilibri che credevamo stabili.

Inoltre, l’impatto di questi avvenimenti sta influendo negativamente sulla crescita economica oltre ad ostacolare i progressi verso l’inclusione sociale e il benessere mentale

Si parla sempre più spesso di burnout e le aziende stanno dando sempre più attenzione a questo aspetto.

Che emozioni suscita nelle persone questo contesto?

La volatilità causa pauraavversione per il rischio e ci porta a sentirci reattivi, sul paradigma della sopravvivenza.

L’incertezza e l’ambiguità favoriscono dubbisfiducia ed esitazione, perché investiamo troppo tempo nell’analizzare i dati (che cambiano rapidamente), impedendo una presa di decisione efficace.

L’ultimo Rapporto Censis «La società italiana al 2022», parla di “nuova età dei rischi”, dove l’immaginario collettivo si è abituato all’idea che tutto può accadere, anche l’indicibile. Dal rapporto emerge che:

  • il 66,5% degli italiani (oltre 10% in più rispetto al 2019 pre-Covid), dopo gli eventi che hanno stravolto il quotidiano, si sente insicuro pensando al futuro proprio e della propria famiglia: due italiani su tre sono pervasi dall’insicurezza 
  • l’89,7% degli italiani dichiara che, pensando alla stringente successione di pandemia, guerra, crisi energetica e ambientale, prova una tristezza di fondo, e il 54,1% (che raggiunge il valore massimo, 59,5%, nella fascia 18-34 anni) avverte la forte tentazione di restare passivo, senza prendere iniziative, blindandosi nel privato.

L’impatto nella vita professionale e sulle organizzazioni

Le persone e le organizzazioni si trovano ad affrontare situazioni sempre più sfidanti per rimanere competitive (o semplicemente sopravvivere) e adattarsi velocemente al cambiamento.

Le persone si sentono stressate per il carico eccessivo di lavoro o per un’organizzazione poco efficace delle attività, che spesso rincorre le scadenze, e questo porta a basse performance e a sentirsi sopraffatti.

Alcune statistiche che emergono dall’ultimo rapporto Gallup “State of the Global Workplace 2022” per i lavoratori italiani:

  • il 27% dichiara di percepire molta tristezza durante la giornata, il 49% si dice molto stressato, il 45% si sente preoccupato e il 16% sperimenta rabbia
  • solo il 4% si sente realmente coinvolto nel suo lavoro 

Le aziende devono gestire fenomeni come le grandi dimissioni, il quiet quitting, attrarre e trattenere i talenti, in particolare i giovani della generazione Z.

I leader, in particolare si trovano di fronte a molte sfide come:

  • Guidare il team a distanza o in modalità ibrida
  • Affrontare un contesto stressante e allo stesso tempo creare un clima dove le persone possono lavorare nel migliore dei modi possibili
  • Prestare più attenzione alle tematiche di Diversity & Inclusion: essere più inclusivo gestendo la diversità generazionale, culturale, di genere
  • Allenare le persone al cambiamento e facilitare il loro sviluppo
  • Saper coinvolgere le persone negli obiettivi comuni

Quali competenze allenare in azienda e soprattutto per chi ricopre un ruolo di leader?

In questo contesto sfidante, di continuo mutamento e incertezza, si rivela importante “diventare bravi con le emozioni” e allenarsi nelle competenze dell’Intelligenza Emotiva.

L’importanza dell’Intelligenza Emotiva è confermata anche dal World Economic Forum (The Future of Jobs, 2020), che la inserisce nella classifica delle 15 competenze più importanti che saranno richieste nel mondo del lavoro nel 2025.

Cos’è l’Intelligenza Emotiva?

È la capacità di saper riconoscere e gestire le proprie e altrui emozioni; sapersi relazionare tramite l’empatia, comprendere e fissare obiettivi legati ai nostri valori e il nostro senso di scopo.

È saper integrare la nostra parte razionale alla parte emozionale per avere più consapevolezza di sé stessi, essere più efficaci e produttivi.

Infatti, le ricerche confermano che, a parità di competenze tecniche, chi ha un’alta Intelligenza Emotiva ha il 55% circa della possibilità in più di avere successo, di avere un’alta performance e un equilibrio psico-fisico migliore.

Inoltre, più è alta l’Intelligenza Emotiva, minore è l’impatto dello stress, della sua percezione.

Dall’ultimo report “State of the Heart” di Six Seconds emerge che “l’intelligenza emotiva è correlata alla progressione della carriera delle donne. Le donne manager hanno un punteggio di IE più alto del 2% rispetto alle donne dipendenti. Le donne dirigenti hanno un ulteriore 2% in più rispetto alle donne manager.”

La buona notizia è che l’Intelligenza Emotiva si può allenare, ed è importante soprattutto per chi è un Leader in azienda, per chi lavora in team, per chi ambisce a ricoprire livelli gerarchici più elevati. 

Perché le emozioni sono importanti?

Alcuni fatti sulle emozioni da tenere in considerazione:

  1. Tutte le persone sono in grado di provare emozioni e in ogni momento. Le emozioni sono reazioni chimiche che partono dal nostro cervello e vanno in tutto il corpo. Quello che cambia da persona a persona è il modo di vivere le emozioni, la loro intensità, e la sua interpretazione. 
  2. Le emozioni influenzano il nostro modo di pensare, sentire e agire. A seconda del nostro umore possiamo percepire diversamente ciò che ci circonda, un atteggiamento o una frase di un collega, per esempio. E, di conseguenza, le emozioni influiscono anche sul nostro modo di reagire al contesto. Questo perché pensieri ed emozioni sono fortemente intrecciati e viaggiano sugli stessi percorsi neuronali.

Infatti, le emozioni influenzano i pensieri e i pensieri hanno un impatto sulle emozioni.

  • Le emozioni sono contagiose. Per questo un leader Emotivamente intelligente riflette sull’impatto che vuole avere nell’ambiente lavorativo al fine di creare un clima favorevole dove le persone si sentono a loro agio e possono esprimere loro stesse al meglio.
  • Le emozioni contengono informazioni ed energia. Le emozioni sono un messaggio che noi mandiamo a noi stessi, che possiamo decidere se ascoltare o meno. Daniel Goleman afferma che l’88% di una presa di decisione importante è dettata dalla spinta emotiva: se non siamo consapevoli delle nostre emozioni e non ne ascoltiamo la saggezza, come possiamo prendere decisioni efficaci? 

Inoltre, sono fonte di energia: la rabbia, o la paura che sono emozioni spesso viste come negative, invece, sono molto utili perché se le usiamo ci muovono e ci danno la spinta per agire.

Questi fatti concreti e provati scientificamente, ci fanno comprendere l’importanza di integrare le “informazioni emotive” nella nostra vita e nelle sfide quotidiane, perché trascurarle vorrebbe dire escludere una parte fondamentale di noi.

In conclusione, riconoscere e gestire le proprie emozioni e relazionarsi con l’altro connettendosi con l’empatia è e sarà un plus per una performance ottimale e per un migliore equilibrio psicologico.


L’articolo è una riscrittura di quello scritto per Sesvil nel suo periodico “Sesviland 03 – 01 2022 – Emozioni in Azienda”

Riferimenti:

  • Intelligenza Emotiva: al cuore della performance – Joshua Freedman
  • Rapporto Censis “La società italiana al 2022”
  • Gallup “State of the Global Workplace 2022 Report”
  • WEF, The Future of Jobs 2020
  • Il lato positivo dello stress – Kelly Mc Gonigal
  • State of the Heart 2021, Six Seconds

LA PAURA TI AIUTA. L’ANSIA NO

La paura è un’emozione utile, spesso vista come negativa, ma lo è solo se sfocia in ansia, che invece va gestita

Voglio sdoganare le credenze che di solito abbiamo verso una delle emozioni più importanti e ataviche: la paura!

La paura è una delle emozioni che si attiva in situazioni di pericolo o che noi avvertiamo come pericolose. Ai nostri antenati per esempio era di aiuto per evitare di essere sbranati da bestie feroci. Ma, parlando di questioni lavorative, a meno che tu non sia un chirurgo, o che un cliente non del tutto soddisfatto entri in ufficio con un mitra, o il tuo capo ti frusti se il tuo report non è perfetto, la paura è un’emozione che ci arriva in situazioni di incertezza o quando andiamo fuori la nostra area di comfort. Come quando dobbiamo fare una presentazione in pubblico, prima di un esame o della consegna di un lavoro importante, paura di dire o fare qualcosa di sbagliato, presentarsi ad un evento di networking da soli.

Perché è utile la paura?

Perché ci aiuta a prestare maggiore attenzione, a prepararci bene per fare il nostro speech (per paura di fare una figuraccia) o ci salva da situazioni spiacevoli, ci fa riflettere di più prima di parlare o di agire. È una fonte di energia che ci spinge ad agire e ci fa focalizzare su ciò che è importante per noi. Se fossi disinteressato a come faccio la mia presentazione, ad esempio, probabilmente la curerei poco nei contenuti e nella grafica, rimediando magari una brutta figura.

Quindi la paura è un’emozione magari poco piacevole ma funzionale al “salvarci”

E l’ansia?

Se la paura aumenta di intensità e diventa ansia, la questione cambia, perché questa emozione non ti aiuta.

Se fatichi a concentrarti, provi una sensazione di disagio forte al petto o allo stomaco, hai i l cuore a mille, ti giri e rigiri e non combini nulla di concreto perché non sai da che parte iniziare, allora forse l’ansia ti sta tenendo prigioniero e sta prendendo il sopravvento.

L’ansia spesso non ci aiuta ma ci paralizza, nel senso che non ci fa agire, non ci fa essere lucidi e usare la nostra parte razionale. Ci succede quando abbiamo tantissime cose da fare e non sappiamo come raccapezzarci, quando capita un imprevisto che ci scombina tutti i piani e dobbiamo riprogrammare tutto, o ancora il tuo capo (o cliente) arriva con una richiesta super urgente e tu non puoi dire di no, ovviamente con deadline ieri!

O semplicemente la paura incontrollata sfocia in ansia perché pensi di non farcela.

Saper gestire le emozioni, denota una buona intelligenza emotiva, come ti avevo già spiegato in un mio precedente post, allenarsi a farlo è la chiave vincente, anche per dominare l’ansia. Ti riporto sotto alcune dritte o accorgimenti che ho elaborato o fatto mie per lavorare meglio, per tenere a bada l’ansia, ma anche lo stress!

  • Fai il tuo piano d’azione! Una bella lista con carta e penna (importante) con le cose da fare mettendoli in ordine partendo dalle più urgenti e importanti. Aiutati con la matrice di Eisenhower: se è importante e non urgente, la programmi; se urgente e non importante la deleghi (leggi sotto), se non è né urgente né importante ne riparliamo poi. Depenna poi una ad una nel mentre che svolgi le attività, magari con una penna rossa.
  • Ti prego delega! Esatto, impara a delegare. Lo so, questo meriterebbe un post a parte, incontro spesso molte resistenze su questo, anche con persone che rivestono un ruolo di responsabilità, ma le cose più operative non le puoi fare tutte tu, devi imparare a fidarti e a farti aiutare.
  • Sei bloccato, sbloccati. Io adotto questo espediente: se ho fatto la lista come sopra e non riesco ad ingranare, per rompere il ghiaccio, inizio con le attività che mi cubano (parola molto amata nel mio ex ufficio) poco tempo (rispondere a qualche mail semplice, sistemare degli impegni in agenda, ad esempio). Cosi depenno qualcosa dalla lista, mi fa stare meglio e inizio di slancio.
  • Usa il metodo del pomodoro. È una tecnica famosa: si lavora ad intervalli di tempo, ad esempio un pomodoro 25 minuti, e si fa una pausa di 5, ripetendo il ciclo per quanti pomodori ti servono per fare la tua attività. Durante il pomodoro devi rimanere focalizzato e non fare nient’altro, quando scattano i 5 minuti di pausa lascia stare tutto, obbligatoriamente, e fai qualcosa di molto veloce e diverso dal lavoro. Dopo 4 pomodori ti è concessa una pausa di 15 minuti. Prova è sorprendente come migliori la concentrazione e la produttività, ti consiglio l’App BeFocused, che oltretutto tiene traccia anche di quali diverse attività fai durante la giornata.
  • Alzati e cammina! So che stai facendo di tutto per consegnare il lavoro per tempo e per fare del tuo meglio, è per questo che è consigliabile ogni 1 o 1h e ½ è meglio alzarsi dalla scrivania o smettere quello che stavi facendo per staccare un attimo. L’attenzione massima non può resistere costante, è scientificamente provato che ad un certo punto si abbassa e il tuo rendimento cala. Che tu usi la tecnica del pomodoro o meno, tieni monitorato quanto rimani seduto. Ad esempio puoi usare un fitness tracker e impostare l’allarme per un’ora, così ti ricordi e fai due passi, fosse solo per andare in bagno.
  • Impara a dire no. Anche su questo tornerò sopra con un post dedicato. Se hai delle cose da chiudere e proprio non riesci ad aiutare il tuo collega o andare a quell’happy hour di networking dillo tranquillamente, invece che improvvisare capriole e salti carpiati che ti mettono in difficoltà. È una iniezione di autostima e anche di self-care! Vale lo stesso anche con le telefonate improvvisate, whatsapp e tutti i 97 social che utilizziamo abitualmente.
  • Negozia le scadenze. Strettamente legato al punto precedente, impara a contrattare le scadenze. A meno che non ci sia un’urgenza (per ieri!) perché stanno crollando i mercati e il direttore degli investimenti vuole sapere quanto siete esposti sui titoli russi (che bei ricordi!) o il tuo cliente non ha bisogno di una tua consulenza per un momento molto critico, impara a programmare i tempi e il carico di lavoro.
  • Prevenire è meglio che curare! Te lo avranno già detto sicuramente mille volte, con questa fanno 1001: fai sport o movimento! Fa aumentare la serotonina (l’ormone del buonumore, volgarmente parlando), ti libera la mente e stimola la creatività. E ti tiene in forma, ovviamente! Non occorrono ore di allenamento, basta che usi di meno la macchina o scendi la famosa fermata prima dal tram. A Milano, per esempio, sempre con il fitness tracker di cui sopra ho scoperto che in una giornata tipo dove vado al coworking a lavorare e faccio qualche piccola commissione supero tranquillamente gli 8000 passi come ridere. Si, ci sono anche le apposite App sull’iPhone, non ti preoccupare.

 

Sono già attività che svolgi regolarmente? O qualcosa è nuovo per te?

Hai tu qualche trucco particolare che utilizzi per gestire l’ansia? Ti va di condividerlo con me? Commenta o scrivimi all’indirizzo cmelis@coachingpower.it

Grazie!

STACCARE LA SPINA: ALLA RICERCA DEL RELAX

“Tecniche di sopravvivenza” alle vacanze e prove di relax che ho attuato nei primi 15 giorni di ferie, valide tutto l’anno

Quest’anno, complici le mie prime vacanze ufficiali da freelance e un paio di impegni, passerò un mese consecutivo nella mia terra di origine, la Sardegna. Le “vacanze” più lunghe che mi ricordassi da quando ero universitaria.

Commenti: “wow, beata te!” “che fortuna che hai!” ecc ecc.

In effetti, lo so che sono fortunata e ho vitto e alloggio garantiti. Peccato che comunque non sarò in ferie al 100% e lavorerò un po’ (come infatti sto facendo), ma con la dovuta moderazione di agosto. E peccato che non abito in Costa Smeralda, non sul mare, quindi devo prendere la macchina, fare chilometri, nella speranza di trovare il parcheggio, in un tutto che assomiglia a qualcosa di stressante alla milanese, ma con il mare e con l’obiettivo di spaparanzarsi al sole (non male questo).

E peccato che, abituata alla mia vita milanese con i miei spazi, eventi, pilates e le mille cose da fare, il mio paese nell’oristanese mi fa passare dal nero al bianco, senza tutte le sfumature di grigio della “noia” intermedie. So che può sembrare strano, ma questo mi generava altro stress.

Così ho deciso di “abbandonarmi alla noia” in maniera costruttiva e rigenerante, e sperimentare qualcosa di diverso dal solito.

Ne ho ricavato non delle vere “illuminazioni”, ma una serie di pensieri/riflessioni e nuove attività che mi accompagneranno oltre il periodo estivo e che volevo condividere con te.

  1. Ci vogliono un paio di giorni per cambiare il ritmo e iniziare a rilassarsi. Può sembrare banale, ma mai come quest’anno mi sono resa conto di quanto sia difficile passare da “modalità lavoro”, tra l’altro con ritmi elevati per cercare di chiudere tutto prima delle ferie, a “modalità ferie” di completo stravolgimento dei ritmi quotidiani. Se proprio non si riesce a rallentare i giorni prima della partenza, è sempre meglio programmare una fase di “limbo” o meglio di “depressurizzazione” dove ci si prepara al relax totale, cercando di tenere 2 settimane di libero cazzeggio dal lavoro. Da dipendente è forse più facile staccare la spina, da libera professionista, risulta più difficile farlo del tutto, poi nel primo anno di avvio della professione, una mission quasi impossible!
  2. Prendersi del tempo per l’ozio e la noia. Anche nel mentre che lo scrivo, mi sembra difficile! Stare seduta a scrutare l’orizzonte o a prendere il sole, senza fare nulla, tipo leggere, ascoltare musica, dialogare, parlare, o con il cellulare o il tablet in mano, cosare, a me stessa sembra difficilissimo. Mi annoio. Eppure ho riscoperto anche l’utilità della noia, cerco di ricavare piccoli spazi di tempo per il dolce far nulla se non esistere e godersi il momento. Il qui e ora. In quei momenti creiamo spazio nella nostra “memoria interna”, come quando cancelliamo le foto o le app inutili dal cellulare per farlo funzionare meglio. Farsi stupire da ciò che arriva. Oltre al fatto che stimola la creatività. Preferibilmente lo spazio dovrebbe essere solo ed esclusivamente per noi, senza parenti e amici, figli ecc. Provare per credere!
  3. Guardare cose note con occhi nuovi e scoprire nuovi dettagli. Ecco questa per me sta diventando una vera passione. Lo sto facendo anche attraverso la fotografia, semplicemente con il mio iPhone e con tanta curiosità. Fotografare le cose che trovo belle, posti noti, oggetti, magari cogliere piccole differenze, la stessa spiaggia ma al tramonto, la mattina, con il vento, le viuzze di una Cagliari rinnovata, la luna, ma cogliere ogni volta piccole sfumature, mi sta allenando ad essere più osservatrice e attenta. Magari tirando anche il naso all’insù, godere del momento e il qui e ora (che torna potente). In questo mi sta aiutando anche il contest #agostoin31click al quale sto dilettando su Instagram e per il quale ho riattivato il mio account, in stato comatoso da anni. Seguimi!
  4. Attività fisica all’aperto e per obiettivi. Un altro motivo di “preoccupazione” era abbandonare la mia routine milanese pilates/palestra, quindi al chiuso, sapendo di non trovare lo stesso in Sardegna, così ho ripreso a fare ciò che facevo tanti anni fa, movimento all’aperto! Per motivarmi ho scaricato le varie app per verificare percorsi, Km percorsi, calorie, il braccialetto per tracciare l’attività fisica e tutto ciò che serve per motivarti e darti dipendenza dal movimento, magnifico! Darsi degli obiettivi di tempo o di percorso sicuramente aiuta a migliorare le proprie prestazioni e ad ottenere migliori risultati. Quando inizi e fai il pieno di endorfine non smetteresti più. E non è solo al fine di bruciare i piatti tipici della mamma sarda, ma proprio per stare bene e rilassarsi. Le idee migliori mi stanno arrivando proprio in questi momenti, le foto più belle le ho scattate durante il mio training. Forse il modo migliore per liberare spazio. E anche per iniziare più motivati e tonici (non sono nei muscoli) a settembre! E per sconfiggere la malinconia da rientro.

Tu cosa hai fatto di nuovo o hai scoperto di te durante le vacanze? Ti va di condividerlo con me?